Il nuovo fenomeno del panorama cantautorale italiano, Giuseppe Peveri alias Dente, nasce a Fidenza nel 1976. La rinascita nell’arte avviene a 18 anni, quando si avvicina alla musica, dapprima come chitarista dei Quic, passando poi per la band La Spina (con due album all’attivo), per poi intraprendere la carriera solista, che lo porta nel 2006 a firmare per Jestrai, esordendo con il suo primo album ufficiale Anice in bocca. Oggi presenta il suo secondo album, che fa presagire una maturità artistica in continua crescita. Lo stesso gioco di parole del titolo e il progetto grafico, tanto essenziale quanto accattivante, ci introducono nel suo mondo fatto di immagini semplici e trasognanti, il quotidiano visto attraverso gli occhi di un poeta.
Lo stesso artista canta con un naturale distacco, quasi stesse cantando per farsi compagnia mentre passeggia tranquillo per strada. Musicalmente Dente si destreggia in equilibrio tra l’Indie-pop, giocando sul binomio Voce/Chitarra, e brani arricchiti da percussioni varie (tra cui un Polistirolo Percosso ad evidenziarne maggiormente, come se ce ne fosse bisogno, il carattere ironico/giocoso dell’album) ed elementi elettronici, che invece di sminuire la chitarra acustica, valorizzano lo stile tanto essenziale, quanto di profondo impatto emotivo. Le canzoni si snodano attraverso l’album con un’ironia in bilico tra quella del genio Rino Gaetano, anche se meno urlata, e quella intellettuale del Battisti di Confusione. I testi, altrettanto ironici, hanno un occhio di riguardo alla profondità con cui De Andrè affrontava i temi riguardanti la vita di ogni giorno, con le sue emozioni e sensazioni, con tutti i suoi drammi e le sue gioie, il tutto con la maestria del Guccini di D’amore, di morte e di altre sciocchezze. Il risultato è una poesia intimista intrisa di malinconica, sostenuta da melodie semplici proprie del suo stile e dei suoi intenti. Dente, attraverso “la genialità delle parole” come lui stesso ci canta in Canzone di non amore, si fa strada con immagini ironiche e poetiche di vita quotidiane, che toccano direttamente le corde dell’animo dell’ascoltatore, per trascinarlo nel suo Mondo delle Meraviglie. ©http://www.amodente.it/
Lo stesso artista canta con un naturale distacco, quasi stesse cantando per farsi compagnia mentre passeggia tranquillo per strada. Musicalmente Dente si destreggia in equilibrio tra l’Indie-pop, giocando sul binomio Voce/Chitarra, e brani arricchiti da percussioni varie (tra cui un Polistirolo Percosso ad evidenziarne maggiormente, come se ce ne fosse bisogno, il carattere ironico/giocoso dell’album) ed elementi elettronici, che invece di sminuire la chitarra acustica, valorizzano lo stile tanto essenziale, quanto di profondo impatto emotivo. Le canzoni si snodano attraverso l’album con un’ironia in bilico tra quella del genio Rino Gaetano, anche se meno urlata, e quella intellettuale del Battisti di Confusione. I testi, altrettanto ironici, hanno un occhio di riguardo alla profondità con cui De Andrè affrontava i temi riguardanti la vita di ogni giorno, con le sue emozioni e sensazioni, con tutti i suoi drammi e le sue gioie, il tutto con la maestria del Guccini di D’amore, di morte e di altre sciocchezze. Il risultato è una poesia intimista intrisa di malinconica, sostenuta da melodie semplici proprie del suo stile e dei suoi intenti. Dente, attraverso “la genialità delle parole” come lui stesso ci canta in Canzone di non amore, si fa strada con immagini ironiche e poetiche di vita quotidiane, che toccano direttamente le corde dell’animo dell’ascoltatore, per trascinarlo nel suo Mondo delle Meraviglie. ©http://www.amodente.it/
Nessun commento:
Posta un commento